Anche l’insegnante di questa volta ci chiede di presentarci. Lei, del resto, mica ci conosce. E allora iniziano le classiche presentazioni didascaliche e fredde, compresa la mia nella quale provo a mettere in fila le varie cose che faccio, dove ho studiato, chi sono.
Quando la forma si fa sostanza: in effetti sono biografie che sembrano liste della spesa.
E allora l’insegnate ci chiede di rivoltare il punto d’osservazione e di scuotere un po’ questo edificio freddo che abbiamo appena eretto uno di fronte all’altro.
Rispondi alla domanda: chi sei? Ma davvero. Anche se sai già che non risponderai mai fino in fondo (perché rispondere fino in fondo significherebbe fare la guerra con se stessi e non è mai un buon modo per iniziare una giornata).
Eppure qualcosa esce fuori.
Dopo qualche giorno rileggo le poche frasi che ho scritto a quell’esercitazione e vedo la forma diventare sostanza.
«Malgrado una certa sicurezza dimostrata, sono spesso coi piedi sulla soglia fra il fuori e il dentro. E un po’ mi piace abitare lì dove tutto deve passare.
Sulla soglia leggo molto, scrivo pagine e canzoni che ho spesso paura di inquinare rendendole pubbliche. Mi faccio sorprendere dalla bravura degli altri.
Osservo».
Roma, sabato 11 novembre 2017
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