Caro amico-lettore,
l’aria spostata dal mio ventilatore, mentre scrivo queste righe, continua ad essere calda e pressoché insopportabile.
Mi chiedo da tempo se ogni cosa abbia una definizione precisa; cioè se di ogni evento, emozione, fatto o movimento, si possano effettivamente determinare tutti i contorni, affermando – al contempo – ciò che quella cosa è e, quindi, ciò che non è. Vorrei che tu, in una delle tue lettere, mi dicessi come la pensi a riguardo.
Qualunque sia la risposta all’enorme quesito qui sopra, mi sono convinto che delle cose importanti occorra tenere traccia. È pur vero che, in quanto importanti, da sole si manterranno nella memoria, ma è necessario per noi svolgere un gesto.
Passargli attraverso una seconda volta. E una terza, e una quarta, se sarà necessario farlo.
Il gesto che mi auguro ognuno di noi faccia è quello di “fermare” una parte di ciò che è accaduto in una qualche vaga forma, tenendolo vivo anche attraverso ciò che appare come l’opposto della vita: una pagina scritta, o un’immagine, o un suono.
Non esiste il grado zero, ci sono solo i colori accartocciati l’uno dentro all’altro.